mercoledì 10 ottobre 2012

Rufus - Parte seconda

Parte prima

Così l'indomani Isa andò a prendere Rufus, insieme a Luisa e Aldo.
Preparò il trasportino più piccolo e leggero e vi mise dentro il cuscino a fiori di Matilde: voleva che quel vecchio gatto non avesse paura e sentisse di possedere una nuova casa. Precauzioni inutili, perché Rufus sapeva già tutto. Forse lo aveva sempre saputo, da quella mattina d'agosto in cui aveva fatto capolino oltre la porta del lavatoio; oppure lo aveva sentito il giorno in cui Isa era andato a trovarlo al gattile. Fatto sta che, non appena lei mise la gabbietta sul pavimento e voltò le spalle per firmare i fogli dell'adozione, Rufus si infilò dentro e si sistemò comodo sul cuscino, acciambellandosi con la dignità di un anziano signore. Fu Aldo ad accorgersene e a richiamare l'attenzione di tutti i presenti su quel piccolo miracolo d'intuito felino.
Terminate le pratiche dell'adozione, Isa chiuse il trasportino e portò il gatto in macchina: le avevano raccontato che Rufus piangeva in continuazione, miagolando con quella sua profonda voce sgraziata e senza trovare pace - nonostante il cibo, le cure e i cuscini imbottiti su cui poteva riposare. Le altre volontarie raccomandarono a Isa di avere pazienza - e di rassegnarsi a quei concerti lamentosi. Isa disse a se stessa e agli altri che non sarebbero stati molto peggio delle acute recriminazioni di Cagliostro, mentre lei era al telefono...
Tuttavia, quando lo caricò sulla macchina per tornare a casa, Rufus tacque - e rimase silenzioso anche lungo tutto il tragitto fino alla "Casa dei Ranocchi": da quella sera, avrebbe smesso quasi completamente di lamentarsi, limitandosi ad emettere qualche borbottìo gentile solo al momento dei pasti. Con il trascorrere dei giorni, il vecchio gatto grigio fece di tutto per far comprendere ai suoi compagni umani che apprezzava molto la nuova sistemazione.
Intanto, tuttavia, quella prima sera c'era da superare lo scoglio della diffidenza degli altri gatti di casa: Isa non si preoccupava di Cagliostro, di cui ben conosceva la saggezza e la ponderazione. Temeva piuttosto la stizza di Emma, il timore di Matilde verso le novità e, last but not least, la malagrazia di quel bellimbusto di Victor. Perciò, giunta infine in soggiorno, aprì la porta della gabbietta con una certa trepidazione... Rufus si comportò come già aveva fatto all'ex manicomio: considerò gli altri felini con educazione, ma senza troppo interesse né accenni di aggressività. Fece un breve giro di ricognizione della stanza, le unghie delle zampe posteriori che picchiettavano sul pavimento di legno. Aveva arti lunghi e affusolati: da giovane, doveva essere stato un gatto distinto, dalla silhouette elegante - simile a quella di Cagliostro. Oggi il suo pelo era rado e spelacchiato e si apriva sulla sagoma delle ossa. Gli occhi erano spenti, le zampe e la schiena incurvate dagli anni e dalle traversie affrontate.
Gli diedero da mangiare, poi lo sistemarono sul divano e lui attaccò a fare le fusa, con gratitudine.
Emma era molto arrabbiata e studiava il nuovo ospite da lontano, ringhiando sommessamente. Matilde, spaventata, corse a rifugiarsi al piano di sopra, dietro ai libri. Cagliostro, come sempre, si comportò come se nulla fosse accaduto, sospendendo - per il momento - ogni attività di giudizio. L'unico a dimostrarsi gentile e incuriosito fu (sorprendentemente) Victor-Vittorio, che subito andò a distendersi accanto a Rufus, sul divano. Era impressionante osservare quel nerboruto gattone bianco e nero acciambellato a fianco dello scheletrico gatto tigrato. Isa li guardò con tenerezza per qualche minuto, poi andò in cucina a servire a Cagliostro il pasto della sera. «Secondo te come andrà a finire?» gli domandò. «Gli altri lo accetteranno? E lui si rimetterà - almeno un pochino?»
Ma Cagliostro, quella sera, preferì non rispondere...

Continua...

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